Anche quest’anno è arrivato il Natale e già agli inizi di novembre grandi città come Roma addobbano a festa le vie del centro ma anche i centri commerciali e i negozi di periferia con luminarie chiassose ma pur sempre d’effetto per introdurci nello spirito del Natale…. pagano-consumistico. Benché attratta, come i bambini, da questo luccichio bianco e colorato sento che lo spirito trasmesso non mi corrisponde, già da tempo non faccio regali per Natale per non cedere ad un consumismo forzato per me senza senso, limitandomi a farli solo ai bambini a me vicini come mia figlia di 7 anni e mezzo. In tutto questo cerco di passarle, in modo soft, la mia disapprovazione verso la corsa ai regali evidenziando solo il bello che l’evento Natale ci può donare. E per fare ciò, insieme a mio marito e la piccola Virginia, l’amichetta di mia figlia, ci avventuriamo per le strade dell’Umbria con destinazione Assisi. Arrivati in Umbria tutto cambia, nei piccoli centri abitati le luminarie sono più semplici e lineari, nell’aria si sentono profumi di muschio ed erba umida, castagne arrosto e vin brûlé il tutto con un sottofondo di musiche e canzoni di Natale che completano il quadro natalizio. Ogni cittadina dell’Umbria ha la sua rappresentazione di presepi spesso oggetto di concorsi, per stimolare competitività e in conseguenza creatività, offrendoci così delle bellissime opere d’arte da ammirare. Inoltre, presso la Mostra nazionale del Presepe Artistico a Massa Martana o alla Mostra internazionale di presepi a Santa Maria degli Angeli, vi sono esposti tra i più spettacolari presepi, costruiti con svariati materiali, provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo.
Proseguendo il nostro viaggio, le due bambine rimangono colpite dai tanti presepi e mia figlia nota con stupore che in alcuni presepi è già presente il bambinello prima della sua nascita, alla mezzanotte del 24 dicembre e, incomincia a porsi le prime domande in merito a ciò che veramente rappresenta il Natale: la nascita di Gesù. Intanto tra una sosta e l’altra raggiungiamo Santa Maria degli Angeli frazione di Assisi, fiancheggiamo l’omonima basilica la quale è vestita a festa in maniera esemplare tanto da colpire l’attenzione di Marta e Virginia: “Quante luci! Papà che cosa c’è qui?”…. Così mio marito inizia il suo racconto, per sommi capi, del più famoso santo del mondo, San Francesco d’Assisi, dicendole che abbiamo appena superato la Cappella della Porziuncola luogo in cui si è convertito a Dio e che ha poi scelto per andare a morire”. Le due bimbe sedute nei sedili posteriori dell’auto ridacchiano tra loro e non sembrano molto interessate alla storia, ma senza perdersi d’animo, mio marito, seguitando a guidare e oramai quasi giunti alla Basilica di San Francesco, prosegue dicendo che ora il Santo assisano è seppellito in un sarcofago sotto l’altare maggiore della Basilica di San Francesco, nella sua città natale, che ora vediamo in lontananza. Parcheggiata l’auto raggiungiamo la Basilica e rimaniamo colpiti dalla maestosità del presepe allestito nel piazzale antistante l’ingresso della stessa.
È il degno presepe di questa Basilica che conserva e custodisce le spoglie mortali di chi 800 anni fa creò a Greccio il primo presepe vivente dando origine alla tradizione dei presepi. Nel grande piazzale della Basilica ci sono altri presepi minori tutti altrettanto belli e, una volta visitati, ci addentriamo nelle strette viuzze del centro storico. Percorrendo il centro siamo continuamente attratti dalle vetrine dei pittoreschi negozietti e l’attenzione cade soprattutto in quelli dell’artigianato locale che espongono vari manufatti che indistintamente rappresentano momenti di vita del Santo. In una mattonella vi è dipinta la scena del Santo che parla agli uccelli e di nuovo mio marito racconta di come un giorno San Francesco si fermò a parlare a degli uccelli che erano per terra ai piedi di un albero e subito dopo scesero a lui anche quelli che si trovavano sui rami per ascoltare attentamente la sua parola e andarono via appena il Santo disse che potevano partire. A questo punto anche Virginia, che ancora non si era espressa, inizia a mostrare segni di interesse per la storia e, puntando il dito verso un’altra mattonella, che stavolta rappresenta la scena del Santo con il lupo, chiede di conoscerne al storia. Mi marito prosegue nel racconto del lupo feroce dicendo loro che quest’ultimo terrorizzava gli abitanti di Gubbio, poiché vittime di continue aggressioni, i quali chiesero a San Francesco di aiutarli. Il Santo andò nel bosco e attese il lupo e quando arrivò lo accolse a braccia aperte dicendogli: “Caro lupo, non fare più male a nessuno e io ti prometto che gli abitanti di Gubbio si prenderanno cura di te”, allora il lupo alzò la zampa e la mise tra le mani di Francesco quasi a dirgli che sarebbe diventato un lupo mansueto e che non avrebbe più ucciso nessuno. Quando il lupo morì gli eugubini furono tutti molto tristi.
Con la storia di Francesco e il lupo ora l’attenzione delle bambine ha raggiunto i massimi livelli tanto che Virginia esclama: “che fortuna questo Santo” e mia figlia senza esitare le risponde: “Non è fortuna, è amore”. Piacevolmente sorpresa di questa risposta mi accorgo che non c’è più bisogno di aggiungere altro sulla figura del Santo: è inutile dire che è il Santo dell’amore per il prossimo e per la natura lei lo sa già e ora lo sa anche Virginia… Il messaggio d’amore è già in lei e probabilmente anche quello del Natale…
Buon Natale 2014
Fabiola Dessì